Nasce a Cervia un progetto che si propone di trasformare le vacanze in esperienze uniche e preziose, il turismo Slow. Cervia è la prima in Riviera Romagnola a mettere nero su bianco le linee guida di questo tipo di turismo improntato alla lentezza.
Ma se da una parte il turismo rallenta, dall’altra gli affari accelerano: 3,8 milioni dall’Ue per finanziare il progetto, che attirerà soprattutto turisti da oltre frontiera, impazienti di fare nuove esperienze. E intanto si pensa a un vero e proprio pacchetto slow!
Turismo slow, letteralmente turismo lento. E’ una delle nuove frontiere del turismo, un modo di vivere la vacanza al di fuori delle masse e secondo una precisa filosofia di vita.
La vacanza slow propone, in pratica, una fruizione del territorio lenta e secondo i ritmi naturali. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, non è affatto una vacanza pigra, anzi, è molto attiva perché si propone di far toccare con mano al turista la realtà che incontra e lo stile di vita delle persone che abitano in quel determinato luogo.
Attraverso esperienze dirette, il visitatore è così in grado di esplorare e conoscere davvero la località in cui si trova e apprezzarne le qualità. Ecco perché si tratta di un tipo di turismo in grado di allungare l’attuale stagione turistica, oltre che di aumentare qualità e competitività del mercato turistico.
Sicuramente si tratta di un nuovo approccio al turismo, che può piacere e non piacere ma di sicuro è molto attuale. Non resta che attendere per capire se effettivamente darà i frutti sperati.
Nel frattempo, se ne parlerà a Cervia nel workshop “Slowtourism: una nuova chiave per lo sviluppo turistico locale in un mercato globale?” in programma domani, martedi 10 maggio presso il Centro Visite delle Saline di Cervia.
Il workshop è promosso da Gal Delta 2000, capofila del progetto, al cui vice Presidente Mauro Conficoni è affidato il compito di introdurre il workshop.
Obiettivo del progetto, conquistare almeno 80 operatori che siano in grado di assicurare qualità e coerenza.
Il progetto è stato finanziato dal Fondo Europeo di sviluppo regionale e dai fondi nazionali con 3,8 milioni, stanziati per l’intera area italo-slovena.