La I Guerra Mondiale (1914-1918) non investe direttamente San Marino (che vi partecipa solo con l’invio di volontari), ma le conseguenze si riflettono anche sul Titano.
La disoccupazione, già grave, aumenta a dismisura, insieme all’inflazione. La classe politica manca totalmente dell’iniziativa, della capacità e del coraggio necessari ad attuare cambiamenti per arginare il fenomeno.
Prendono così forma forti conflitti tra i ceti poveri (la maggioranza della popolazione) e il ceto medio (costituito da poche famiglie di proprietari terrieri e borghesi).
Il governo moderato mette allora in atto alcune concessioni alle classi povere, ma il ceto medio, nell’intento di mantenere i propri privilegi di carattere quasi feudale (esisteva ancora la mezzadria), reagisce assumendo il modello fascista già presente in Italia. Tale modello, almeno nelle fasi iniziali, ha bisogno del consenso della massa, ma questo non si verificò tra i sammarinesi.
Per questo sarebbe corretto parlare di una dittatura oligarchica, che trovava come giustificazione della sua esistenza il regime fascista italiano.
Il Partito Fascista Sammarinese (PFS) nasce nel 1922, carente da subito di unità interna: l’unico interesse comune dei suoi aderenti era il mantenimento dei privilegi personali e di classe. La scalata al potere non è difficile: i partiti di allora non hanno la forza e la compattezza necessarie per opporsi.
Nel 1923 si arriva allo scioglimento del Consiglio Grande e Generale che viene trasformato in Consiglio Principe e Sovrano. Sono indette nuove elezioni per le quali si presenta un’unica lista contenente candidati fascisti in maggioranza e una piccola rappresentanza di cattolici. A questo punto inizia il vero e proprio regime e la conseguente trasformazione dello Stato sul modello di quello italiano.
La mancanza di adesione interna, tuttavia costringe il PFS ad una continua ricerca dell’appoggio del Partito Fascista Italiano. La conseguenza è la continua ingerenza del PFI nelle “faccende” di San Marino, che vede una diminuzione della sua autonomia. D’altra parte questa è l’unica possibilità per l’oligarchia di affermare il proprio potere e perseguire gli avversari politici (rappresentati da esponenti del Partito Socialista).
A San Marino, Mussolini avvia il progetto di costruzione della ferrovia Rimini-San Marino, completamente finanziato dall’Italia. Il potere fascista sembra non avere più rivali ormai.
Questo fino al 1941-42, quando rientrano a San Marino alcuni leader socialisti, che danno vita ad un movimento antifascista clandestino. Grazie a loro, l’opposizione al fascismo cresce, diventando via via più compatta e forte, fino a sfociare nella grande manifestazione del 28 Luglio 1943 che riesce ad ottenere lo scioglimento del PFS e l’indizione di nuove elezioni.
Purtroppo l’ombra del fascismo aleggia ancora: la liberazione di Mussolini da parte dei tedeschi ed il conseguente ripristino del fascismo non può non avere conseguenze a San Marino. Troppo indifeso per potersi opporre ai tedeschi, il nuovo governo si affretta a formulare un patto di pacificazione col regime, che gli permetta anche di assumere una linea neutrale con gli stati belligeranti.
In seguito ad esso il Consiglio Grande e Generale delega i suoi poteri ad un Consiglio di Stato composto da venti membri, di cui alcuni fascisti, azione che altro non può significare se non il congelamento della politica in attesa di un momento meno critico.
In questo clima il paese si trova ad affrontare la Seconda Guerra Mondiale.
L’unica arma di difesa per uno Stato così piccolo è la diplomazia, e il Consiglio di Stato deve usare tutta la sua abilità per far riconoscere la neutralità di San Marino.
Per quasi tutta la durata della guerra l’estraneità al conflitto viene rispettata tanto da trasformare San Marino in un rifugio sicuro per gli abitanti del circondario. Più di 100mila persone chiedono ed ottengono asilo, tra cui anche un gruppo di ebrei, salvati così dai campi di concentramento. I profughi sono sistemati nei palazzi, nelle chiese, nelle gallerie della ferrovia ed in qualunque luogo possa accoglierli. Ad una popolazione di neanche quindicimila abitanti procurare il cibo per tante persone comportò uno sforzo enorme, che tuttavia fu compiuto senza alcuna esitazione.
Purtroppo la speranza di rimanere unica isola di pace all’interno di un mondo in guerra è delusa il 26 giugno 1944 quando parte un raid aereo contro il paese. Del tutto impreparati a tale evenienza i Sammarinesi e i profughi non pensano a ripararsi e questo causa la morte di sessanta persone ed il ferimento di molte altre.
Bombardamento ingiustificato causato, come ammette in seguito il governo Britannico, da informazioni errate.
L’attività diplomatica del paese deve intensificarsi in seguito per tentare di evitare ulteriori violazioni della neutralità. Ma a nulla vale la diplomazia quando a Settembre si arriva allo scontro diretto tra Anglo-americani e tedeschi. Al termine della guerra gli anglo-americani rimangono altri due mesi sul territorio accompagnando il lento deflusso dei profughi.
L’11 marzo 1945 sono indette nuove elezioni che portano al potere i partiti di sinistra, fino al 1955.
Nel 1957 il governo eletto è invece a maggioranza democristiana e socialista democratica. Con la legge del 23 dicembre 1958viene esteso il diritto di voto anche alle cittadine sammarinesi, facoltà pienamente entrata in vigore il 1 gennaio 1960.
Con la legge dell’11 settembre 1973 anche i diritti tra uomo e donna per l’accesso alle cariche pubbliche e politiche vengono parificati.