La storia Medievale di San Marino ha una rilevanza particolare poiché si tratta dell’unico comune di origini medievali nel mondo che ha mantenuto la propria autonomia fino all’età moderna e fino a essere riconosciuto Stato indipendente.
Il Placito Feretrano è una copia riscritta nell’XI secolo di un documento originale redatto nell’885. Al 951 risale invece un documento del re d’Italia Berengario II redatto in plebe Sancti Marini.
Questi due documenti testimoniano la presenza di una comunità che si raccoglieva attorno alla pieve di San Marino.
Dobbiamo arrivare fino al 1243 per trovare in un atto notarile la testimonianza che San Marino si era dato un ordinamento comunale (tuttavia governato dal Vescovo di Montefeltro che possedeva una dimora sul Titano). Il nuovo ordinamento è costituito da un Arengo (assemblea dei capifamiglia) con potere legislativo e retto da due “Consules” (i primi due rappresentanti della comunità di cui abbiamo traccia sono Filippo da Sterpeto e Oddone Scarito) in carica per sei mesi soltanto, così da impedire la concentrazione dei poteri troppo a lungo nelle mani di una stessa persona.
L’Arengo si occupa della stesura di Statuti atti a regolare la vita del Comune. Alla politica interna rappresentata dagli Statuti, si affianca quella estera atta a espandere il territorio, che passa in poco tempo da 4 km² fino a 27 km² (circa la metà dell’estensione attuale).
La vita del Comune è però costantemente minacciata dai vescovi del Montefeltro, di Rimini e di Ravenna che ambiscono a ottenerne il controllo.
Vari sono in questo periodo i tentativi di imporre al paese dazi o tributi, respinti dalla popolazione, che ricorre direttamente al Papa Bonifazio VIII.
L’origine dell’indipendenza di San Marino terra della libertà
La causa sull’indipendenza viene discussa a Rimini in presenza di un delegato pontificio che, viste le prove (andate distrutte) comprovanti tale indipendenza fin dai tempi del Santo fondatore (“libertatis fundator“), dà ragione ai Sammarinesi.
Prima però interroga i cittadini presenti (per la maggior parte analfabeti) sul significato di “libertà”: “Quid est libertas?” Per nulla intimoriti dalla domanda, essi rispondono, lasciando in tal modo testimonianza delle idee dei Sammarinesi di allora: “L’uomo nasce libero, e possiede il suo, e di ciò non è tenuto ad alcuno se non al Signore nostro Gesù Cristo” (Martino da Montecucco); “l’uomo è libero e non deve essere sottoposto ad alcuno” (Gianni da Cristoforo da Sterpeto).
Nel secolo successivo (XIV) il Comune migliora le proprie fortificazioni fino a rendere il monte inespugnabile e si garantisce un continuo rifornimento di armi. Per la politica interna l’Arengo diventa “Consiglio Grande e Generale”, composto da sessanta rappresentanti e non più da tutti i capifamiglia mentre i Consoli cambiano la loro designazione in Capitani o Rettori (“Capitaneus seu Rector“).
Nel corso del XV secolo il territorio guadagna una nuova espansione, grazie all’appoggio dei duchi di Urbino nel corso delle guerre contro i Malatesta di Rimini.
Si arriva così, nel 1462, con un trattato siglato con il Papa a Fossombrone, a raggiungere l’estensione attuale, con l’annessione della corte di Fiorentino, dei Castelli di Montegiardino e annessi terreni e del castello di Serravalle e rispettive giurisdizioni, a cui va aggiunto nel 1463 il territorio di Faetano. Il gesto del Papa rappresenta una delle più eloquenti testimonianze della effettiva indipendenza di San Marino e della sua sempre più concreta liberazione dal dominio della Chiesa, iniziato già dai tempi del Placito Feretrano.
Un lungo percorso per il riconoscimento ufficialmente della propria indipendenza era arrivato a compimento.
La storia continua con il periodo dal XVI al XIX secolo a San Marino e le relazioni con Napoleone.