Alla fine del XIX e ad inizio del XX secolo San Marino mostra segni di gravi difficoltà economiche, causati soprattutto dall’incremento demografico e dal divario tra sviluppo agricolo e industriale, ma anche dalla comparsa di nuove vie di comunicazione e di condizioni economiche più vantaggiose nei paesi transoceanici.
La disoccupazione subisce un forte aumento e con essa il fenomeno dell’emigrazione.
Nella seconda metà dell’Ottocento, l’emigrazione ha forma più locale e a carattere stagionale, prevalentemente verso la Toscana, Roma, Genova e Trieste, mentre solo a fine secolo si hanno le prime migrazioni permanenti di intere famiglie verso le Americhe (Stati Uniti, Argentina e Uruguay) e verso la Grecia, la Germania e l’Austria.
Tale fenomeno dura fino agli anni ’70 circa, con rallentamenti, ad esempio negli anni della Prima Guerra Mondiale, e accelerazioni dovute, ad esempio, all’avvento del Fascismo in Italia e di conseguenza anche a San Marino.
Ancora oggi sono molte le comunità di Sammarinesi residenti all’estero, concentrate soprattutto negli Stati Uniti, in Francia e in Argentina: più di 15000 Sammarinesi sparsi in tutto il mondo!
La storia e la memoria di queste migrazioni viene custodita e raccontata nel Museo dell’Emigrante di San Marino.
Un’importante svolta nella vita politica e sociale del paese avviene il 25 marzo del 1906, data in cui l’Arengo viene nuovamente convocato nella Pieve: 805 capi famiglia su 1054 si riuniscono per votare.
- I punti di discussione erano 2:
- il governo di San Marino doveva essere guidato dal Consiglio Principe e Sovrano?
- il Consiglio doveva essere composto da un numero di consiglieri proporzionale tra gli abitanti del contado e quelli della città?
Questo è stato il primo referendum della Repubblica, a cui seguono il 5 maggio la prima legge elettorale e il 10 giugno 1906 le prime elezioni politiche della storia sammarinese in cui trionfano le forze democratiche.
La storia continua con gli episodi della Prima e Seconda Guerra Mondiale.